Recentemente Google Chrome è balzato alle luci della ribalta per le limitazioni imposte ai software che bloccano gli annunci pubblicitari. Lo scorso anno il gigante dei motori di ricerca aveva proposto lo standard Manifest V3, progettato per sostituire l’API WebRequest esistente con la nuova API DeclarativeNetRequest per limitare le capacità di blocco degli annunci da parte delle estensioni del browser.
Tuttavia, è stato da poco pubblicato sul blog un dettagliato post per chiarire che la nuova mossa non intende eliminare gli ad blocker, ma renderli più sicuri e offrire un’esperienza di navigazione web più veloce. Il passaggio alla nuova estensione API è anche pubblicizzato per consentire agli sviluppatori di realizzare ad blocker più performanti.
Nell’ottobre 2018, Google ha annunciato l’arrivo del suo Manifest v3 che ha debuttato a gennaio per aprire la strada all’API DeclarativeNetRequest. L’azienda ha dovuto affrontare un crescente coro di critiche per aver limitato gli ad blocker tramite questa API ma, alla fine del mese scorso, ha annunciato che continuerà a supportare le funzionalità di blocco totale degli annunci pubblicitari per gli utenti aziendali.
Ancora una volta, Google ha spiegato nei dettagli la sua mossa e ha sottolineato che, invece di eliminare completamente gli ad blocker su Chrome, l’adozione della nuova estensione API li renderà più sicuri per gli utenti. L’azienda sostiene che, mentre l’API WebRequest tradizionalmente utilizzata consente alle estensioni di avere accesso e manipolare le attività degli utenti nel browser, le regole di registro DeclarativeNetRequest API limitano l’accesso alle informazioni relative agli utenti stessi.
Google precisa che la WebRequest API richiede che il browser Chrome invii tutti i dati, compresi dati sensibili come foto e indirizzo e-mail. Questo, secondo l’azienda, ha portato alla comparsa di attività nocive sul Web. L’azienda aggiunge che, dal gennaio dello scorso anno, il 42% delle estensioni dannose utilizza la WebRequest API.
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