I problemi di Google sulla privacy sono destinati ad aumentare dopo il reclamo presentato lo scorso martedì dagli attivisti all’autorità competenti in Francia, in Germania e in altri sette Paesi membri dell’Unione Europea sul modo in cui il colosso tecnologico gestisce i dati nelle campagne pubblicitarie online.
Le critiche, nello specifico, riguardano un reclamo inoltrato dai creatori del browser Brave nel Regno Unito e in Irlanda, che il mese scorso ha provocato l’apertura di un’inchiesta da parte dell’organismo di controllo irlandese.
Il nocciolo del problema è rappresentato dal sistema di aste in tempo reale, un processo di acquisto server-to-server che utilizza un software automatizzato per abbinare milioni di richieste di annunci pubblicitari al secondo da parte dei publisher alle offerte in tempo reale da parte degli inserzionisti.
L’azienda di ricerca eMarketer prevede che l’industria della pubblicità online, una vera e propria miniera d’oro per Google, Facebook e altre piattaformee inserzionisti online, veda una crescita di 237 miliardi di dollari soltanto nel 2019.
Eva Simon, esperta legale del gruppo di attivisti Liberties che coordina i reclami, sostiene che il sistema di aste in tempo reale potrebbe divulgare i dati personali degli utenti a centinaia o migliaia di aziende. Questo metodo promozionale, aggiunge, è una chiara violazione del regolamento UE sulla protezione dei dati personali (GDPR).
Il GDPR è stato promulgato dall’Unione Europea appena un anno fa e prevede multe fino al 4% del fatturato complessivo di un’azienda in caso di violazione. Google non ha ancora risposto al reclamo, presentato anche in Belgio, Bulgaria, Italia, Repubblica Ceca, Estonia, Slovenia e Ungheria.