Che internet sia divenuto uno strumento pressoché imprescindibile nella vita di ciascun individuo è cosa pressoché nota. Non soltanto le grandi aziende, ma praticamente tutti i privati, oggigiorno, usufruiscono di una o più reti per svariati ambiti. Si può tranquillamente affermare, in effetti, che internet sia diventato un meccanismo chiave della nostra quotidianità, tanto che per alcuni si è trasformato anche fonte di lavoro o di studio. Sfortunatamente, però, non per tutti è così. Nel caso specifico, proprio nei paesi in cui si registrano conflitti o momenti storici di caos politici e sociali, il web è il primo mezzo ad essere represso e soffocato dalla censura.
In questo modo i governi a stampo dittatoriale contano di controllare meglio le popolazioni, ottenendo però spesso il risultato opposto. E così, si scopre che la sospensione del servizio di internet non soltanto fomenta ulteriormente lo scontento della popolazione, ma provoca persino dei danni economici di enorme levatura.
Basti pensare a quel che è successo in India, allorché, solamente nel 2019, il servizio è stato interrotto per un totale di circa 4000 ore. La cosa ha colpito soprattutto alcuni precisi distretti, quelli maggiormente organizzati per opporsi al governo. In termini economici, questa manovra si è rivelata a dir poco disastrosa, scatenando ancor più le tensioni: le perdite registrate dall’India vengono stimate in circa 1,33 miliardi di dollari.