La nuova ricerca basata sulla messa a punto di nanoparticelle in grado di spazzare via il cancro e le metastasi verrà presto sperimentata clinicamente
Piccole nanoparticelle, molto più piccole della larghezza di un capello umano, potrebbero essere un prezioso alleato del sistema immunitario per combattere i tumori. Questo è il risultato di una nuova ricerca testata sui topi che ha sperimentato una terapia a base di nanoparticelle in grado di spazzare via i tumori al seno ma anche metastasi in altre parti del corpo. Gli studi clinici sull’uomo con la nuova terapia potrebbero iniziare entro i prossimi mesi, come hanno affermato alcuni ricercatori.
La ricerca di farmaci che stimolano il sistema immunitario a combattere i tumori sta facendo enormi progressi negli ultimi anno. Le sentinelle immunitarie, note come cellule T, sono di solito alla ricerca di bersagli dall’aspetto sospetto, come invasori batterici e potenziali cellule tumorali. Se ne riconoscono uno, suonano l’allarme, inducendo altre cellule immunitarie a innescare una risposta più ampia. Tuttavia, l’allarme delle cellule T può essere disattivato dai cosiddetti checkpoint immunitari, altre proteine sulla superficie delle cellule normali che comprimono la risposta immunitaria per prevenire dannose reazioni autoimmuni ai tessuti normali. Le cellule tumorali spesso esprimono queste molecole di checkpoint, frenando la ricerca del sistema immunitario e distruggendo il prezioso lavoro svolto in precedenza.
Gli scienziati hanno sviluppato diverse proteine anticorpali che bloccano queste molecole di checkpoint sovraespresse che consentono al sistema immunitario di colpire i tumori. Nei casi in cui ci sono molte cellule T in prossimità di un tumore o in cui le cellule tumorali avvengono quelle mutazioni che diventano poi gli obiettivi per le sentinelle immunitarie e che consentono alle cellule T di segnalare la risposta immunitaria al cancro. Questas immunoterapia per il cancro può allungare l’aspettativa di vita del paziente.
I limiti di questa tecnica
I farmaci immunoterapici esistenti funzionano solo nel 20-30% dei pazienti. In alcuni casi, le molecole del checkpoint sono bloccate dal fatto che ci sono troppo poche cellule T attive attorno, per attivare la risposta del sistema immunitario. Gli oncologi però sanno da tempo che in rari casi, dopo che i pazienti hanno ricevuto la radioterapia per ridurre un tumore, il sistema immunitario genera una risposta aggressiva che spazzerà via non solo il tumore, ma anche metastasi in tutto il corpo che non erano state trattate con la radiazione. I ricercatori ora pensano che l’irradiazione a volte uccida le cellule tumorali in un modo che espone nuovi antigeni alle cellule T, innescandole per colpire anche altre cellule tumorali che le trasportano.
I ricercatori che stanno mettendo a punto la nuova tecnica, hanno verificato l’efficacia di nanoparticelle non tossiche finalizzate a sensibilizzare il sistema immunitario in modo simile. Far passare le nanoparticelle stesse oltre il sistema immunitario non è facile. Se sono troppo grandi, le cellule del sangue chiamate macrofagi le divorano. E le proteine del sangue tendono a ricoprire le particelle, facilitando la loro captazione.
Come agisce la nuova tecnica
Negli ultimi anni il team che sta studiando la nuova tecnica ha ideato un metodo per produrre particelle di dimensioni comprese tra 20 e 40 nanometri (un nanometro è un miliardesimo di metro), una gamma in grado di eludere i macrofagi. Le hanno anche rivestite con un guscio di polietilenglicole che le aiuta a sopravvivere più a lungo nella circolazione sanguigna ed entrare nelle cellule bersaglio. Infine, all’interno hanno incorporato potenti molecole che assorbono la luce a base di cloro che trasformano le nanoparticelle in antitumorali.
Una volta che le nanoparticelle vengono assorbite, i ricercatori brillano vicino alla luce infrarossa sui tumori. Quella luce viene assorbita dalle molecole a base di cloro, che quindi eccitano le molecole di ossigeno vicine, creando una forma altamente reattiva di ossigeno, nota come ossigeno singoletto, che lacera le biomolecole vicine e uccide la cellula tumorale. Questa tecnica andrà affinata e studiata ulteriormente oltre che testata clinicamente nell’uomo ma promette già risultati sorprendenti.
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