I presidenti di Perù, Colombia e Ecuador hanno criticato la decisione, presa recentemente dall’ICANN (l’organizzazione che gestisce i protocolli di Internet) di garantire al colosso del commercio globale Amazon i diritti sul dominio .amazon. La protesta ha incontrato la solidarietà del Brasile, altro Paese che rientra nell’area amazzonica.
Amazon ha cercato di acquisire tali diritti fin dal 2012, ma i tre Paesi sudamericani sostengono che il nome del dominio si riferisca alla loro zona geografica e non debba essere di esclusiva proprietà di un’azienda.
I quattro leader – Martin Vizcarra (Perù), Ivan Duque (Colombia), Lenin Moreno (Ecuador) e Evo Morales – hanno unito le forze nel tentativo di difendere i rispettivi Paesi da quel che definiscono “una gestione inadeguata di Internet”.
La scorsa settimana, l’ICANN (Interet Corporation for Assigned Names and Numbers), che sovrintende alla gestione degli indirizzi Internet, ha affermato di voler procedere alla concessione richiesta da Amazon dopo un periodo di 30 giorni.
Secondo una dichiarazione congiunta rilasciata dai quattro presidenti, tale decisione costituisce un grave precedente che dà priorità ad interessi commerciali privati oltrepassando, fra l’altro, i diritti delle popolazioni indigene.
I leader ricordano inoltre la stipula di un accordo fra i Paesi caraibici e latinoamericani, avvenuta nel 2013, che prevedeva l’astensione dall’accaparrarsi del nome Amazon o di qualsiasi nome che richiamasse la geografia, la storia, la cultura o la natura della regione senza il consenso dei Paesi in essa presenti.