Un recentissimo studio quantifica per la prima volta un tetto invalicabile per attività di resistenza quali la corsa su lunghe distanze e il ciclismo, stabilendo anche che il consumo metabolico della gravidanza è paragonabile a quello di un atleta che corre un’ultramaratona.
Daniel Lieberman, biologo evoluzionista alla Harvard University non coinvolto nella ricerca, afferma che si tratta di dati molto interessanti che provano l’esistenza di un limite ferreo alla resistenza umana. I risultati dei test, eseguiti sottoponendo gli atleti a esercizio fisico per qualche ora, suggeriscono che la maggior parte delle persone esaurisce le proprie energie con un tasso metabolico 5 volte maggiore del normale. Il modo in cui le persone impiegano l’energia durante sforzi di resistenza più lunghi è poi una questione a sé stante, come afferma Herman Pontzer, antropologo evoluzionista alla Duke University di Durham, Carolina del Nord.
Potzer ha colto l’occasione per rispondere a questa domanda nel 2015 quando Bryce Carlson, maratoneta ed ex antropologo alla Purdue University di West Lafayette, Indiana, ha organizzato la Race Across the USA, che prevedeva un percorso di 4957 km da compiere in 20 settimane da Los Angeles a Washington. Pontzer, Carlson e il loro team hanno sostituito idrogeno e ossigeno contenuti nell’acqua con isotopi innocui e non comuni degli stessi elementi (deuterio e ossigeno-18).
Tracciando chimicamente il flusso di tali isotopi nelle urine, nel sudore e nella respirazione, gli studiosi hanno potuto calcolare quanto diossido di carbonio veniva prodotto dagli atleti e, di conseguenza, quante calorie consumavano. Dopo circa 20 giorni, il dispendio energetico si è drasticamente stabilizzato verso il basso fino a raggiungere un livello pari a circa 2,5 volte il tasso metabolico basale di un atleta. A quel punto, il corpo brucia calorie a una velocità maggiore di quella alla quale riesce ad assimilare il cibo e trasformarlo in energia, per cui deve ricorrere alle riserve di grasso. Questo, secondo gli scienziati, è il limite massimo alla resistenza umana.